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GAETA: UN’ISPEZIONE AMBIENTALE AL PORTO DI GAETA (La chiede il Sib-Confcommercio)

Il Pontile di Gaeta
Il Pontile di Gaeta
I dirigenti del SIB, Sindacato Balneari aderente alla Confcommercio, Lorenzo Girardi e Gianfilippo Di Russo lanciano un nuovo allarme sulla situazione ambientale del porto commerciale di Gaeta, in particolare, per quanto riguarda il deposito di materiale ferroso e lo scarico di carboni e polveri sottili e si rivolgono al Presidente della Regione, al Prefetto di Latina, al Presidente dell’Autorità Portuale ed ai Sindaci del sud pontino, affinché siano assunti con estrema urgenza i dovuti provvedimenti di accertamento sul notevole deposito di rifiuti dì materiale ferroso, di carcasse di auto, rottami di varia natura (sporchi, verniciati), olii e quant’altro derivante da scarti di attività industriale, situato al bordo della banchina del Porto di Gaeta nelle vicinanze del cantiere Navale Italcraft, al confine con il Comune di Formia.
Gianfilippo-Di-Russo-presidente-Sindacato-Balneari
Gianfilippo-Di-Russo-presidente-Sindacato-Balneari

Ci preme che sia attivata tale attività di controllo, sottolineano Girardi e Di Russo, in quanto detti rifiuti sono attualmente esposti agli agenti atmosferici senza alcuna precauzione, ovvero senza copertura con teli, in quanto perla enorme quantità costituiscono di fatto un fattore di inquinamento del mare e dell’ambiente circostante.
Si tenga presente, che non solo risulta dubbia e da accertare la provenienza di una così notevole quantità di rifiuti – sicuramente in quantità pari ad alcune decine di tonnellate – ma sembra
strano che sia potuto accadere una così intensa attività di trasporto con autocarri e/o navi, di carico e
scarico con gru, di stoccaggio e di nuovo invio verso destinazioni ignote di detti rifiuti senza che
alcuna autorità che esercita le proprie competenze sul Porto di Gaeta abbia posto in essere le
proprie, e specifiche, prerogative di controllo.
A noi non interessa sapere le ragioni dì una cosi evidente disattenzione, ma comprendere se questa colpevole sottovalutazione del pericolo incombente non abbia prodotto dei danni – speriamo non irreparabili – alla salute, all’ambiente circostante, al nostro mare, o in altri siti e luoghi a noi ignoti e sconosciuti.
A noi interessa conoscere se tale attività si sia svolta e sviluppata con modalità corrette, con
le precauzioni che la Legge impone per la tracciabilità di tali rifiuti (in ordine alla provenienza,
raccolta e al trasporto); se l’Impresa che effettua tali operazioni è autorizzata dalla Regione Lazio e
da altre Autorità Competenti per lo svolgimento di tale attività di raccolta e trasporto; se il sito
attualmente utilizzato per il deposito e lo stoccaggio è dichiarato alle stesse Autorità e se risulta
idoneo ad accogliere tali rifiuti speciali; se vi è traccia del luogo di provenienza e di destinazione
finale degli stessi e se è anch’esso idoneo e riconosciuto dalle competenti Autorità per la lavorazione e lo smaltimento di tali rifiuti.
E’ di tutta evidenza che siamo davanti ad una così enorme congerie di fattori che meritano
una specifica attività di approfondimento e discernimento attesa la gravità dei fattori connessi al
deposito da noi segnalato con il presente atto e per il sicuro impatto ambientale che non può essere
sottaciuto e sottovalutato» per le conseguenze che ne derivano persino alla salute delle persone.
Nostre preoccupazioni finali, sebbene non ultime in ordine di importanza, sono le ripercussioni che tali attività possono determinare sul sistema turistico e sulle attività ricettive e balneari dell’intero Golfo di Gaeta, ove mai venisse accertato che detto deposito abbia prodotto ulteriori fattori di inquinamento alio specchio acqueo già provato dalle molteplici attività di acquacoltura, dagli scarichi dei torrente Pontone ed altro.

Il Direttore Dott. Sergio Monforte

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