Parla il Presidente della Commissione Ambiente Vincenzo Forte

La crisi idrica che stiamo vivendo in questi giorni a causa dell’abbassamento della falda acquifera della sorgente di Capodacqua ci riporta indietro negli anni e precisamente al 1985. A gestire le risorse del territorio all’epoca provvedevano l’Acquedotto Comunale ed il Consorzio Acquedotto degli Aurunci. Acqua pubblica gestita in maniera pubblica. Ma con quale risultato ed a che prezzo ?
In ordine al primo interrogativo abbiamo ricercato e trovato la risposta nei nostri archivi. Stiamo parlando di un giornale elettorale del Partito Comunista dal titolo “ L’Altra Formia” datato maggio 1985 e con tanto di simbolo falce e martello, una fonte più che attendibile visto che nella lista PCI alle amministrative di Formia pubblicata sul giornalino figurava anche “ il 5 stelle” Fantasia Delio. Cosa scrivevano all’epoca i compagni, in regime di servizio e gestione pubblica dell’ acqua ? E’ sorprendente leggere a distanza di 27 anni la frase “ …E speriamo di non dover bere a vita acqua minerale” . A chi dimostra oggi di avere una memoria corta è opportuno rinvangare e ricordare gli anni bui dei rubinetti all’asciutto soprattutto nelle stagioni estive. In quegli anni la pressione del flusso idrico non arrivava nemmeno ai secondi piani delle case di Formia centro figurarsi le frazioni e le aree periferiche. Eppure lo spauracchio di Acqualatina era lontano da venire. Le colpe ricadevano sul sistema pubblico, inadeguato purtroppo a garantire la fornitura idrica per la popolazione. All’epoca non c’era nemmeno traccia dei comitati di lotta eppure l’acqua mancava. Se ci spingiamo più indietro nel tempo arriviamo agli anni del sindaco Ferrone che pur di difendere l’acqua di Formia chiuse i rubinetti a Gaeta, sollevando una vera e propria rivolta popolare dei cugini. Anni bui dicevamo e non a caso il PCI scriveva “ speriamo di non dover bere a vita l’acqua minerale”. Anche sul piano tariffario si registravano sperequazioni: l’Acquedotto Comunale gestiva a prezzi stracciati mentre il Consorzio faceva pagare per le frazioni collinari un prezzo al di sopra dell’attuale tariffa di Acqualatina. Queste considerazioni sul passato dovrebbero indurre tutti ad evitare le campagne ideologiche sull’acqua in tempi di siccità. Anche sui quesiti referendari è opportuno fare chiarezza visto che sul tema si è pronunciata il 21 luglio 2012 la Corte Costituzionale con la sentenza n° 199. La Corte non afferma che sia obbligatoria una gestione pubblica dei servizi locali (ciò che contrasterebbe con la normativa comunitaria), ma che il referendum ha precluso ogni limitazione ulteriore, rispetto a quanto stabilito dalla disciplina comunitaria, al ricorso all’affidamento in house. Spetterà all’ente locale decidere, nei limiti delle regole comunitarie, se ricorrere all’affidamento in house, ad una società mista (purché il socio sia scelto tramite gara) ovvero alla gara, con conseguente affidamento della gestione a un privato. Fare impropriamente riferimento a dei quesiti referendari prescindendo dalle vere motivazioni di gestione di un servizio rappresenta un esercizio di pura propaganda. La sentenza della Corte non ammette repliche a riguardo.
Il Direttore Dott. Sergio Monforte