Un intervento del Prof. Pasquale Scipione

Chi oltre 50 anni fa si avventurava a percorrere la Riviera di Levante dalla Torre di Mola fino a Gianola, ricorderà che essa era costituita da gran parte di ciottoli bianchi levigati dalle acque e pochi tratti di sabbia. I moti ondosi erodevano le coste spesso coperte di canne o di altri arbusti e non era raro vedere gente che li raccoglieva per riscaldarsi d’inverno. Il fenomeno erosivo era molto accentuato dal Miramare verso Villaggio Don Bosco e per arginarlo furono collocate le prime scogliere su cui abbondavano cozze “papiri e patelle”.
L’intervento protesse il litorale , e non sempre, dalla grosse mareggiate ma distrusse i pochi lembi di arenile che si erano formati ed il mare d’estate diveniva una pozzanghera costringendo a bagnarsi oltre le scogliere.
Quando in Consiglio Comunale, sindaco Parasmo e assessore ai Lavori Pubblici il sen.Forte, si pose il problema dell’allungamento delle scogliere al Villaggio del Sole e a Gianola, vi fu un grosso dibattito sulla tipologia da realizzare, visti gli effetti indesiderati di tomboli e stagni laterali che si formavano ove erano state già posate le precedenti scogliere parallele alla costa. Il caso più emblematico era la scogliera della Regina sotto il Miramare le cui acque stagnanti erano infestate da una particolare specie acquatica volgarmente chiamata “c…di mare”
In altri paesi europei erano già state realizzate scogliere a T che limitavano gli effetti indesiderati in quanto consentivano un più continuo rinnovo delle acque salvaguardando la costa e sviluppando gradualmente gli arenili. Il Genio Marittimo,pare unica autorità competente in materia, impose le scogliere esistenti, i cui guasti sono sotto gli occhi di tutti malgrado gli interventi successivi, sia di rafforzamento delle stesse, sia di ripascimento delle spiagge con esborsi enormi di soldi pubblici. Solo per gli anni2009-2010 e 2011, sono stati deliberati dalla Regione Lazio interventi per la difesa delle coste per una spesa di 24milioni e 200 mila euro. Chi percorre il lungomare di levante di Formia sa che è un susseguirsi di anse con tumuli di sabbia che quasi toccano le scogliere confinanti con piccoli specchi d’acqua laterali tutt’altro che puliti a conferma che le barriere costituite da massi poggianti sui fondali non risolvono il problema. Tant’è che molte delle scogliere preesistenti sono state allontanate dalla battigia con altro spreco di risorse. Qual è la ragione per cui oggi si ripropongono le stesse scelte malgrado sulle ultime opere realizzate vi siano esposti –denunce di privati per danni provocati ed una relazione negativa degli uffici tecnici comunali? E tenuto conto delle scogliere che si stanno costruendo nei pressi del vecchio porto, quale sarà l’impatto che queste opere avranno sulle correnti marine interessate e quindi conseguentemente su tutto il lungomare di levante?Sono domande a cui gli amministratori di Formia non possono sottrarsi !

La tecnica e l’esperienza hanno dimostrato che tutte le scogliere che partono dal fondale marino formando una barriera , non hanno risolto né il problema dell’erosione della costa né della creazione o conservazione degli arenili richiedendo invece inevitabili risistemazioni costose delle scogliere ed interventi di ripascimento delle sabbie come è stato fatto a S.Ianni- Gianola. Davanti a questo fallimento, tecnici e studiosi hanno brevettato e realizzato soluzioni alternative efficaci e durature. Si tratta di strutture non invasive dei fondali marini,dei frangiflutti galleggianti molto robusti ancorati al fondo marino con metodi di ancoraggio utilizzati per le piattaforme petrolifere. La loro caratteristica fondamentale è quella di avere una architettura subacquea sostanzialmente aperta che non interferisce con il naturale andamento delle correnti marine impedendo la stagnazione delle acque e l’asporto della sabbia. C’è da augurarsi che scelte irresponsabili degli Amministratori di Formia e della Regione non riducano la riviera di levante ad una pozzanghera distruggendo quel po’ di economia turistica che ancora si riesce a produrre in una città colpita duramente dalla crisi.
Invece, è purtroppo confermato che l’ARDIS (agenzia regionale difesa del suolo) insiste col Comune per ottenere il Nulla Osta per occupare suolo pubblico di competenza comunale per mettere in atto i lavori per le scogliere con una spesa che supera il milione di Euro. Una perseveranza che se applicata ad altre scelte amministrative della Regione sarebbe da apprezzare, ma che nella fattispecie è sospetta quanto meno per l’efficacia dell’intervento e il giro di denaro .
E vero che la Regione Lazio, pur avendo speso ingenti somme per il rifiorimento e il ripristino delle scogliere dal 2005 al 2007 in alcuni tratti della costa di levante è stata oggetto di esposti e denunce da parte di privati per danni provocati dai marosi a causa della tipologia di scogliere insediate i cui massi sono franati su se stessi?.
Si è trattato di un lavoro di sostituzione delle precedenti scogliere con altre posizionate più al largo senza risolvere il problema perché il varco tra una scogliera e l’altra ha provocato un fenomeno chiamato “effetto Venturi” che ha incrementato la velocità delle acque e la forza erosiva dei marosi, per cui la Regione Lazio è stata chiamata in giudizio per rispondere dei danni prodotti non solo per la scomparsa della spiaggia ma anche per danni materiali ad attrezzature balneari.
A queste denunce,che confermano l’inefficacia di scelte tecniche che si vogliono ripetere, va aggiunta una relazione tecnica dell’Ufficio comunale settore marittimo che, proprio con riferimento ai lavori terminati nel 2007 contesta inadempienze alle ditte esecutrici “in quanto permangono inconvenienti emersi e denunciati nel corso del primo sopralluogo”.
E il capo del settore tecnico del Comune di Formia aggiunge “il rappresentante della ditta esecutrice e il geometra dell’agenzia regionale…Omississ.. non hanno voluto sentire le ragioni di questo Comune e con intransigenza hanno chiuso ogni possibilità di discussione…” Non sappiamo cosa abbia fatto l’Avvocatura Comunale a cui è stata inviata la nota per conoscenza né cosa abbia fatto la Giunta Comunale di Formia dell’epoca.
Non risulta che l’ARDIS sia stata disponibile al confronto con gli uffici tecnici comunali visto che i rilievi sui lavori precedenti non sembra abbiano avuto alcun effetto dal momento che professionisti e ditte sono state regolarmente liquidate. E non si tratta di pochi euro dal momento che la sola manutenzione straordinaria delle scogliere esistenti lungo il litorale S.Ianni- Gianola è costata ai contribuenti 200 mila euro nel 2009, 900 mila euro nel 2010 e 750 mila euro nel 2012. almeno da quanto si rileva da una delibera della Giunta regionale di cui l’assessore on.Forte fa parte.
Non ce n’è abbastanza per ripensare a tutta l’opera per la quale sembra che manchi anche la Valutazione d’impatto ambientale relativamente alle conseguenze che tali interventi potranno avere su un litorale che , oltre a scarichi di dubbia provenienza, è rallegrato… da vasche di pompaggio dei liquami , un collettore sottomarino che scarica ad un miglio (?) dalla battigia e lo sbocco di un fiume S. Croce, le cui acque sono tutt’altre che balneabili? Ulteriori barriere con modifiche delle correnti, cosa produrranno in futuro agli stabilimenti balneari ed ai suoi operatori a quali forse la problematica non è stata sottoposta? Abbiamo illustrato brevemente nel precedente articolo tecniche nuove sperimentate per difendere le coste, note sicuramente ai tecnici del settore. Perché non installare, almeno a titolo sperimentale e solo per un tratto di costa, i nuovi frangiflutti galleggianti collocandoli più lontano dalla battigia che, in molti tratti attualmente si lega agli stessi scogli e per bagnarsi si deve scavalcare la scogliera?
Perché non pensare a ristrutturare gli impianti di depurazione realizzati per un carico demografico per 50.000 abitanti che l’estate si triplica, con le vasche di raccolta e pompaggio poste proprie sulla spiaggia che ad ogni “troppo pieno” o blocco della pompa sversano in mare? Perché non utilizzare una parte dei fondi per allungare a largo la condotta sottomarina esistente che scarica l’acqua a mare depurata o meglio ancora non creare condotte per utilizzare queste acque per l’irrigazione agricola vista la siccità ormai incombente ogni anno? Nessuno ha in mano la soluzione definitiva ma confrontandosi forse si potrebbe evitare che il Golfo diventi una cloaca.
LA REDAZIONE