Ok, amico mio, Alessandro. Siamo sempre stati, e non solo per l’appartenenza politica nel PSI, ma soprattutto sul piano etico e culturale. Ti rendo omaggio oggi, con una piena condivisione del testo che hai voluto mandarmi, e del quale ti sono grato.
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POST PENSIERO
Filosofia politica dei social
Il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels cominciava con un noto simbolismo: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro”.
Allora l’Europa raffigurava (anche se non rappresentava) le dinamiche politiche del mondo intero. Lo spettro che si aggirava sul proscenio dell’Europa, come il padre di Amleto in Shakespeare, era in realtà un simbolo invertito: non la raffigurazione dell’avvenuto, ma il profilo immateriale dell’avvenente.
Paradossalmente, se il comunismo doveva ancora avvenire e tutte le nazioni lo temevano, come poteva esserci il suo spettro? D’altronde, se c’era il suo spettro, voleva dire che il comunismo era già morto, ancor prima di nascere! Più che una profezia si trattava, dunque, di un presagio.
Eppure questo simbolismo paradossale ci aiuta a descrivere, ora che abbiamo la certezza storica della morte del comunismo lasciando la illusoria presenza di un qualche fantasma, la nuova situazione del mondo con l’avvento della società della comunicazione.
Il nuovo simbolo dello sfruttamento e della sopraffazione, non è più una eterea promessa di ciò che avverrà, non è uno spettro trasparente e immaginario. Ma è l’ombra, l’ombra junghiana di intere popolazioni che non hanno coscienza di sé, perché sono povere di soldi, di opportunità e conoscenze. Persone che consumano la loro unica vita senza fruirne, senza storia, senza identificazione perché non hanno identità.
Il proscenio illuminato su pochi protagonisti occasionali e alla disperata ricerca di “dieci minuti di celebrità”, lascia tutti gli altri, “la folla solitaria” come l’ha definita Riesman, nella psichica ombra della propria incoscienza: un popolo che non riesce più ad essere una popolazione perché in realtà l’omologazione di massa li ha trasformati da cittadini in utenti. Non più individui, perché sostituiti dall’eterno presente dei propri avatar.
Non più persone, perché il rapporto simbiotico tra ciò che sono e ciò che mostrano di essere è scisso.
Non più soggetti, perché sottratti allo spazio di rappresentazione dei propri ruoli sociali.
Non più cittadini perché ostruiti alla relazione di rappresentanza per favorire la irresponsabilità della Relazione Responsiva.
Solo UTENTI che vivono nell’ombra e devono restare nell’ombra per applaudire tacendo gli attori/autori della cronaca che ha decisamente sostituito la storia.
Il compito nuovo della politica non è più solo organizzare un regime di qualsiasi tipo, ma anche quello di dare un valore esistenziale alla vita.
Il compito nuovo della politica non è più soltanto la sintattica, il sistema delle regole che orientano le nostre azioni e i nostri comportamenti; ma è anche la semantica, i significati che attribuiamo alla nostra presenza nel mondo.
Il compito della politica nella società della comunicazione non è di occuparsi solo dell’ordine, ma anche dell’ordito, aiutandoci ad uscire dall’ombra della storia per partecipare al network delle relazioni cognitive, per vivere, coscienti, nella plusvalenza della cultura; cioè nella conoscenza etica che ci rende protagonisti consapevoli dei significati della lebenswelt, del mondo della vita come lo chiamava Husserl: perché, nella società della comunicazione, “la politica nasce nell’infra e si afferma come relazione” (Arendt).**
https://youtu.be/2HqlGRcV-zE?si=PNWDSZ_9M4iPYRvj