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CLORODONT – diventa una scommessa per il futuro

COPI srl e PUBBLISUD – una accoppiata vincente di Spigno Saturnia

RITUALI VIAGGI A FORMIA CON NONNO LUIGI

Accompagnare Nonno Luigi a Formia, per prelevare dai Monopoli di Stato, Sali e tabacchi, per la sua rivendita, furono le primissime esperienze per scoprire un mondo diverso da quello campestre di Spigno SATURNIA. L’Appia era l’unica arteria di collegamento che da Spigno ci spostava verso il mare, già dalla località S.Croce . Non esisteva ancora la cosiddetta super strada. Nel tratto Gianola-S.Janni, sono rimasti impressi nella mente lunghi tratti con oleandri in fiore e un unico cartellone pubblicitario – posto proprio quando l’Appia sfiorava la Ferrovia Roma-Napoli. L’aggressiività della proposta pubblicitaria della CLORODONT – dentifricio anticarie al fluoro – e ogni volta lo leggevo sia in un verso che nell’altro. Ho volutamente fatto una ricerca su Google e ciò che ne è scaturito ve lo riporto qui:
Storia del dentifricio CLORODONT
Il nome del dentifricio fu inventato dal suo sviluppatore, Ottmar Heinsius von Mayenburg, e derivava dalle parole chloros (dal greco “verde”) come simbolo della freschezza (e del gusto di menta) e Odon (dal greco “dente”). Negli anni venti, Chlorodont fu uno dei principali marchi di dentifrici in Europa, anche grazie ad una campagna promozionale molto presente sulla stampa dell’epoca. Il prodotto rimase in commercio sino al 1980.
Il dentifricio Chlorodont era composto da polvere di pomice, carbonato di calcio, sapone, glicerina, clorato di potassio ed era aromatizzato alla menta.[1] Caratteristica era la striscia verde-blu sulla confezione del prodotto, che però scomparve nel 1969 in una revisione del design in occasione dell’anniversario dei venti anni della Repubblica democratica tedesca.[2]
In Italia il dentifricio Chlorodont era noto per essere stato lo sponsor del Cus Milano per qualche anno e, soprattutto, per la celebre pubblicità andata in onda all’interno della storica rubrica televisiva Carosello: di Virna Lisi, attrice che reclamizzava il prodotto, veniva detta la frase «Con quella bocca può dire ciò che vuole!», che divenne un vero e proprio tormentone dell’epoca.
Nel 1954 la Cetra ha pubblicato un disco pubblicitario, fuori commercio, Omaggio della Casa Chlorodont prod. del dentifricio Chlorodont anticarie. Sul lato A la canzone …Che denti!, di D’Anzi-Marchesi, sul lato B, Aveva un bavero, di Panzeri-Ripa. Entrambe le canzoni furono interpretate dal Quartetto Cetra (Disco Cetra FP 767).[3]

Tutto questo per capire l’evoluzione dei messaggi pubblicitari del dopoguerra e ciò che è cambiato in settantanni.
Anche la mia attività, prima nella creazione e gestione di programmi applicativi per la gestione aziendale,e poi con la creazione di piattaforme web, mi hanno reso specialista nella creazione di marchi e logotipi aziendali, non solo come utilizzo all’interno delle mie aziende del Gruppo TRE BIT bensì per tutti i miei interlocutori sia privati che pubblici. La Società che ha sviluppato queste ricerche è stata negli anni COPI srl

Creazione – Organizzazione -Promozione – Immagine.

Per oltre 40 anni COPI srl e Pubblisud srl hanno agito in parallelo sviluppando nell’Italia Centrale un know-how di indiscutibile valore per la promozione sia aziendale che territoriale.


Pubblisud srl
“Nata nel 1969, Pubblisud srl è un’Agenzia di Marketing, unica per tutti i servizi pubblicitari utilizzati dal mercato. Il suo Staff unisce creatività e competenze di marketing a un orientamento alle tecnologie e ai nuovi media. La società offre soluzioni digital realizzate su misura e consulenza nella comunicazione integrata per espandere e rafforzare il tuo brand. Pubblisud: -opera in 4 regioni (Lazio, Campania, Molise, Abruzzo) -è specializzata nei campi della promozione e pubblicità; -promuove e sviluppa la comunicazione e l’informazione; -dispone di impianti di cartellonistica stradale fissa, impianti di segnaletica direzionale, spazi pubblicitari su autobus urbani, spazi pubblicitari web sul portale h24notizie com”
Sino al centro di Formia, il viaggio non presentava altri interessi, se non la fermata alla fontana di Largo Paone dove avveniva una sosta per dare al cavallo uno grossa tasca piena di carrube miste a crusca (detta “governata”) e l’abbeveramento subito dopo. Le sorprese venivano per me sulla strada di ritorno. La prima era il Grande Albergo Miramare. Dalle cucine – prossime alla strada – un piacevolissimo odore di cibo cucinato, stuzzicava la mia fantasia. Questo non perché in Famiglia mancasse il cibo, ma forse per l’ora della giornata. Quante volte ho giurato a me stesso che, prima o poi, andrò anchio a pranzare al Grand Hotel. Ma circa due km. più avanti nell’alimentari “Rabbia” la mia fame si placava addentando una parte di un intero “filone” farcito sempre di mortadella e formaggio “provolone”. Ho detto una parte del filone giacchè le esigenze nutrizionali tra me e Nonno Luigi erano molto diverse. Il ritorno a casa, nel primo pomeriggio, era un rituale anch’esso da menzionare. Qualche familiare pensava a scaricare i prodotti acquistati, deponendoli all’interno della bottega, e altri pensavano a disarcionare il cavallo, una lunga bevuta al pozzo “parente” e abbondante fieno nella mangiatoia del locale che oggi è divenuta la nostra cucina. La Nonna Gemma – che aveva il compito di smerciare la grande quantità di uova, frutto del baratto uova-sigarette sfuse e/o tabacco, si spostava a Formia, magari nella stessa giornata, ma viaggiando con l’unico autobus – ditta Pandozzi, che giornalmente percorreva la linea Arce-Formia e ritorno, una sola volta a giorno. Inizialmente il bus era alimentato con la legna e caldaia a vapore. Il motore a scoppio venne impiegato oltre gli anni cinquanta. Nel pullman, sempre affollato di studenti, Nonna Gemma non aveva mai problemi di posto a sedere, perché con la frase “fatti più in là” di fatto sedendosi sulle gambe di uno studente, ne prendeva il posto. Nei numerosi palazzi di quella che era diventata la città dei miei sogni, Nonna Gemma aveva l’amicizia di tante Signore. Quando queste mettevano in dubbio la freschezza delle uova, Lei ne rompeva uno e lo ingurgitava. Il baratto con Nonna Gemma era solito dei giovani fumatori, che rubavano le uova fuori dal controllo della Mamme. Spesso queste uova iniziavano la “cova” all’interno della mete di paglia, perciò non erano proprio fresche di giornata. Raramente i due nonni Luigi e Gemma si incrociavano a Formia e quando, qualche volta accadeva, quasi fingevano di non conoscersi, tanto erano diversi i ruoli.

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